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martedì 24 settembre 2013

NOVELLE E LEGGENDE SICILIANE

"Che bellezza, amico mio! Bisogna capire e sentire il dialetto siciliano per capire e sentire la squisitezza delle fiabe che sono riuscito a cogliere di bocca ad una tra le mie varie narratrici…"
Con queste parole Giuseppe Pitrè, (Palermo 1841-1916), medico palermitano ed importante studioso e raccoglitore delle tradizioni popolari siciliane, si rivolgeva in una lettera ad Ernesto Monaci, filologo di chiara fama e suo amico, per esaltare la ricchezza linguistica e la vividezza del dialetto siciliano delle popolane e contadine. Raccontatrici di novelle e racconti, da lui intervistate, gli diedero modo di raccogliere un grande patrimonio in quattro volumi, appartenenti alla monumentale Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, edita a Palermo da Pedone Lauriel nel 1875, e subito apprezzata come “una delle più importanti opere di cui la Sicilia facesse dono all’Italia. Un corpus vario ed ampio che offre una panoramica dei tipi e dei motivi della narrativa popolare siciliana, un numero considerevole di fiabe di re, di principesse fatate, di draghe e mamme-draghe, novelle, leggende, motteggi, facezie, burle, proverbi e modi di dire, aneddoti, storielle, ed apologhi. 
Calvino, a proposito dei racconti di Pitrè così si pronunciò -al centro del costume di raccontar fiabe è la persona - eccezionale in ogni villaggio o borgo - della novellatrice o del novellatore, con un suo stile, un suo fascino.

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